I problemi del monoteismo
"Dei: a che cosa servono?"
...ma nella forma più letterale: "per che cosa sono buoni?"
Quando si dice che "sono gli uomini a creare gli dei" si parte dall'osservazione che l'esistenza degli umani è un fatto incontrovertibile, mentre storicamente gli dei nascono e muoiono insieme alle culture restando sempre e comunque invisibili e silenziosi.
In ogni caso resta il Mistero di fondo di che cosa sia l'Universo con tutto ciò che contiene - compresi noi stessi che ci poniamo il problema - e, anche con un approccio razionale, resta valida l'ipotesi di un qualche principio fondamentale ed ordinatore, più profondo della pura materia e quindi trascendente.
Ma tra varie religioni c'è una fondamentale dicotomia tra le religioni pluralistiche e quelle monoteistiche, che fatalmente finiscono per essere addirittura rivelate, cioè non frutto della fantasia di uomini ma frutto della diretta ispirazione del relativo Dio, che avrebbe ispirato la fantasia di questi uomini in modo inequivocabile. Così dicono.
"L'ira d'Iddio" |
Il monoteismo mostra diversi problemi interni, che nascono dal matrimonio di due fattori.
Da una parte la percezione della fondamentale unità del Tutto, rappresentata dall'espressione [Tutto è Uno]. Dall'altra la proiezione di noi stessi nel carattere della divinità, rappresentata dall'espressione [a propria immagine e somiglianza].
Dal matrimonio tra queste due idee nasce la divinità-persona, cioè una divinità la cui mente funziona come quella umana: pensa, guarda, ascolta, giudica, parla, ha emozioni e sentimenti, produce leggi e così via; è l'esatta copia di una mente umana che processa la realtà in modo lineare e seriale, con un preciso centro di coscienza che assomiglia in tutto e per tutto all'ambiente mentale di un umano maschio nello stato di veglia:
All'estremo di questa visione, che di certo un teologo rifiuterebbe ma che nella mente di molti può prendere forma - anche per via di come si manifesta nell'iconografia e nelle scritture sacre - Dio è maschio, con due gambe e due braccia, la barba, emozioni tutte umane come ira e amore, e soprattutto con quella fissazione tutta primate e maschile per il Dominio e la Sottomissione: Dio è Re, monarca assoluto, Dio ti vuole in ginocchio, col capo chino, prostrato a terra, sottomesso, obbediente e penitente, un tipo di relazione che non si vede da nessuna parte in Natura eccetto in alcune specie di mammiferi tra cui spiccano i primati con la loro gerarchia di dominanza maschile. Per togliere ogni dubbio in merito, guarda che cosa significa la parola "Islam".
Non in tutte le culture, però, c'è un unico Dio personale, assoluto, maschile e dominatore.
Nell'induismo, ad esempio, alla radice del Mistero ci sono tre princìpi logici o filosofici che in seconda battuta vengono personalizzati in 3 divinità: la Trimurti - simile per certi versi alla nostrana Trinità - composta da Brahma, Vishnu e Shiva che incarnano rispettivamente il Principio Generatore di base, il Principio Operatore che crea le forme e il Principio Distruttore che le annienta. L'eterna danza dei tre produce le manifestazioni del mondo. A scendere, poi, il panorama si moltiplica in un'infinità di altre divinità simboliche che riproducono per lo più l'ambiente faunistico locale e una miriade di archetipi umani e di situazioni, attraverso un'ampia ed antichissima mitologia che conta circa 3 milioni di figure sacre.
Risulta chiaro, da questa descrizione, che siamo di fronte ad una visione pluralistica del divino, non del tutto impersonale ma sicuramente decentrata rispetto all'approccio monoteistico che vede un Dio totale, assoluto ed esterno all'Universo, che lo domina attraverso leggi, giudizi e condanne.
Una prima conseguenza del monoteismo è il contraccolpo egoico nella psiche del credente: un Dio personale, dotato quindi di un Ego che esige rispetto e deferenza, rinforza questi caratteri nei credenti che si ritengono fatti a sua immagine, e quindi ne rinforza l'Ego e certi atteggiamenti basati sulla dualità Dominio/Sottomissione. Così, come l'Uomo si sente dominato da questo Dio, a sua volta crede di dominare tutto il resto a buon diritto, e da qui nascono gli atteggiamenti verso il mondo naturale che ci stanno rapidamente portando verso il disastro. Questo, quindi, ha anche un impatto in ambito ecologico.
È un Dio esclusivo, che non ammette concorrenza da altri, che sono quindi truffe da estirpare. Questo conduce all'intolleranza.
È un Dio che come un Re, ma con ancora più autorevolezza, dispensa leggi che devono essere seguite. Questo conduce alla rigidità e la punizione di chi non si adegua.
Tutto questo però ha a che fare con i limiti del pensiero di chi originariamente ha prodotto le scritture, perché questo Principio Ordinatore Fondamentale, pur se unitario, potrebbe benissimo essere pensato come Matrice di fondo dell'Universo, Universo che diviene quindi più il Sogno nella Mente di Dio che il campo da gioco in cui Lui esercita il suo dominio. Un Dio che si presenta quindi più femminile e decentrato, che non si esprime con parole e leggi ma con forme ed equilibri, con architetture flessuose e dinamiche, generando nel mondo sia le estasi che gli orrori con eguale, sognante distacco.
È presente perché continuamente tiene in esistenza il suo Sogno, ed insieme è assente perché dorme e sogna in un'estasi eterna.
Non ti lascia solo perché non è [altro] da te, ma è te come chiunque e qualunque altra forma che popola l'Universo: non c'è separazione, non ci sono entità distinte, non c'è un fuori e un dentro, tu sei l'Universo e l'insieme di ogni cosa è Dio, o la Dea, fa lo stesso.