La cecità nell'Eden



Un bell'esempio di come funziona la faccenda dello stare al mondo viene da un episodio che mi è capitato con un gruppo di musicisti quando la parola vodka appena registrata dal cantante si è trasformata nella parola porca. Lo stesso cantante era incredulo, così l'abbiamo riascoltata (c'erano 6 orecchie in tutto) ed era effettivamente porca. Lui fa: "Ma no, è impossibile, ho cantato "vodka", riascoltiamola!" e a quel punto la parola era tornata vodka, inconfondibile, sentivamo distinte la V e la D. Incuriositi dal fenomeno di trasformazione, abbiamo riascoltato nuovamente pensando porca, ed era tornata porca, sentivamo distinte la P e la R.

Fortunatamente il cantante era studioso appassionato di filosofia e scienze varie, così il fenomeno è risultato affascinante e chiarificatore: la Realtà non è la Realtà (oggettiva ed univoca) ma è molto più vicina a quello che ti aspetti.

In altre parole vedi quello che ti aspetti di vedere, qualunque cosa tu pensi del mondo il mondo è. Come sarebbe possibile, altrimenti, non riuscire a mettere d'accordo due teste - figurarsi 7 miliardi - quando il mondo è uno e uno soltanto?




La risposta è semplice: il mondo non è uno e uno soltanto, gli Universi Paralleli esistono e sono uno per entità cosciente, tutti mischiati insieme; in questo senso sono vere entrambe le (apparentemente) inconciliabili affermazioni: il mondo è uno soltanto e contemporaneamente non lo è.

A quale profondità vuoi portare questa affermazione lo scegli tu, e il tuo mondo rifletterà la tua scelta, sarà come decidi di aspettartelo e questa corrispondenza ti darà l'illusione che hai scelto bene ciò che può essere e ciò che non può essere; il problema sorgerà quando ti capiterà di cambiare visione del mondo, perché allora ti accorgerai che anche il mondo cambierà di conseguenza, e l'unico limite in questo è quanto sei disposto a credere che il mondo può davvero liquefarsi davanti ai tuoi occhi se sei convinto che possa farlo. Se in fondo pensi che non possa, non lo farà.




Ricordo una sera di qualche mese fa in cui si parlava di questi argomenti tra amici e ad un certo punto uno indica un tombino per terra e dice: «il tombino è lì, però!» come a dire che il tombino dovesse fornire una specie di prova di oggettività del mondo; oh certo, il tombino era lì, non sono del tutto convinto che ci sia stato ancora dopo che ce ne siamo andati... voglio dire: la nostra visione del mondo ufficiale prevede che il tombino sia ancora lì anche in questo momento, ma come si può verificarlo? Se vai a vedere ci sarà; ma mentre non ci pensavi? E se andassi io da solo? Da solo potrei non trovarlo più, con l'amico lo troverei di sicuro. E se andassi da solo e non lo trovassi più glielo direi? Certo che no: mi prenderebbe per (più) pazzo! Dato che questo problema della "pazzia" è cosa ben nota, credo che molte cose inspiegabili non vengano alla luce e restino nella penombra di ristretti circuiti quando non nello sgabuzzino dei paradossi che ognuno di noi ha da qualche parte.

Una cosa di cui ti accorgi quando cominci a dare veramente almeno una possibilità a visioni alternative è che paradossi e strani fenomeni cominciano ad addensarsi ma restano confinati nella tua esperienza individuale e questo per due motivi: il primo è che è il tuo mondo che cambia, la presenza di altri inibisce le manifestazioni più lampanti della natura magica dell'Universo; il secondo motivo è che comunque molti altri non ci fanno caso, gli passano i miracoli sotto il naso e non li vedono.




Noi moderni ed evoluti (che tradotto significa materialisti e riduzionisti) viviamo in un mondo fatto di cose concrete e morte, dominato dalla meccanica e dalla probabilità. Dire che il mondo potrebbe invece essere una specie di sogno solido e semi-paradossale in cui ogni cosa è in qualche modo viva, cosciente e reattiva se coinvolta è pura follia, non è vero? Dire che il mondo è sia concreto che mentale - che è un paradosso - perché è fatto di onde-particella - che è un altro paradosso - è folle, no? Noi sappiamo che non è così, o più precisamente crediamo di sapere che non è così.

Le donne hanno un pochino di licenza in più rispetto agli uomini: se una donna parla alle sue piante ed è convinta che loro stiano meglio per questo, oppure dà un nome all'automobile, nessuno le dà della pazza, basta dire che è donna, e la donna è un mistero quindi va tutto bene.




In questo senso la cecità di cui parliamo non è una cecità degli occhi ma della Mente: l'aspettativa o la sua mancanza rispetto al verificarsi di certe possibilità e collegamenti tra oggetti di percezione è sia causa che effetto dell'opinione sulla natura della Realtà, pertanto un paradigma culturale impiantato nella Mente porta a vedere solo ciò che è considerato possibile e ad ignorare ogni altra correlazione ravvisabile tra eventi che formalmente - secondo quel paradigma - dovrebbero essere indipendenti.

Quando poi capita a te che il computer ti lasci a piedi proprio quando hai cominciato a non amarlo più, o che prenda direttamente fuoco la volta che ti ha fatto girare le scatole a manetta, è solo una curiosa coincidenza di cui ridere; è quando prendi una serie di coincidenze curiose nella tua vita e le metti tutte in fila che potrebbe venirti qualche dubbio, e il passo successivo - se sei disposto a metterti segretamente in una posizione intellettuale che rientra nella definizione di follia - è cominciare a guardare le cose in questa o un'altra chiave, e allora non ne vedi più solo qualche episodio eclatante, ma intrecci di centinaia, ovunque, a tutte le scale.

La Sincronicità è un fenomeno sempre presente
per chi ha gli occhi per vederlo.
(C. G. Jung)

Quando cominci a farci caso il mondo diventa un continuo risuonare di coincidenze e risonanze, molte delle quali sono visibili solo a te anche quando sei in mezzo ad altri. Alcune volte invece qualche cosa di curioso può essere indicato a qualcun altro, e la reazione solitamente è tipo: «ahahah pazzesco!». Appunto: da pazzi.

O no?




Siamo al problema della Realtà come consenso, perché - come dicevo già - la "Realtà" è solo una questione di consenso; in altre parole finché ti preoccupi di stare nel campo di ciò che altre 10 persone scelte a caso potrebbero avvallare senza battere ciglio, nessun miracolo potrà capitare. È quando cominci a fidarti della tua esperienza individuale dell'esistenza e sei disposto a scoprire da solo che cosa si muove dietro al velo di Maya che il mondo inizia a liquefarsi e a trasformarsi in altro, acquisendo dimensioni aggiuntive.

Comincio a credere che una delle principali ragioni per cui molte persone hanno il terrore della solitudine sia che quando sei da solo la garanzia sulla natura del mondo fornita dalla presenza di qualcun altro - consenso - decade immediatamente. Quando sei da solo il mondo diventa molle, fluido, le leggi della fisica cominciano ad ammorbidirsi, materia e psiche cominciano a confondersi e cominci ad affondare nel Mistero, e questo può essere spaventoso. Un metodo veloce per ovviare al problema è quello di stordirti con un continuo flusso di discorsi mentali, che infatti è quello che facciamo in molti, 24/7: meglio questo che affrontare faccia-a-faccia ciò che hai di fronte e di cui non sai assolutamente nulla.

Ad un certo punto devi fare una scelta: o sei disposto a crederci da solo senza contare sul consenso del Parlamento, del Vaticano e dell'ONU, oppure ti ritroverai rinchiuso per sempre nel loro mondo concreto, meccanico, materiale ed inanimato, fatto solo di regole, dogmi e parole, parole, parole...





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