Dalla Materia all'Omega (e ritorno)
Ti penso spesso. Sì, dico a Te. Ogni volta che sono qui a digitare immagino di guardare attraverso i tuoi occhi e mi chiedo se sono abbastanza chiaro, se ti sto lasciando confondere in ambiguità di significato, se ti sto portando con me tra galassie e molecole organiche o ti sto perdendo per strada mentre le mie parole bidimensionali si annodano nel tentativo di descrivere visioni iperdimensionali.
Uno dei miei grandi dubbi riguarda quanto tu sia nella materia, cioè quanto tu sia interessato ai problemi della Realtà Ordinaria rispetto alle questioni più astratte, metafisiche, magiche dell'Esistenza; perché questo orientamento, in molti casi, è la vera discriminante.
La formula che ho usato, essere nella Materia, appartiene al mio vocabolario interno e si riferisce ad uno Stato di Coscienza; per spiegarlo meglio te lo rappresento con un'immagine vista dalla mia prospettiva: psichicamente io vivo come tra diversi piani di un palazzo; c'è un ascensore che uso per salire e scendere, e la pulsantiera di questo ascensore mostra, nella parte più bassa:
Questo è il piano Terra, del mondo fisico, del Samsara, è dove si lavora, dove si scambiano chiacchiere futili per educazione, dove si compra da mangiare e dove si pagano le bollette; è dove cerchi di non farti fregare dalle scimmie pazze e dove i creditori ti inseguono per i loro adorati centesimi.
I piani successivi sono livelli di astrazione a partire dal piano della Materia, e sono dove si parla delle truffe monetarie della creazione del Denaro, della truffa del Debito Pubblico, della necessità di ridurre di 10 volte la popolazione, di smettere di consumare come dei cretini, di organizzarci per distribuirci le risorse e farla finita con le guerre di civiltà, e anche dove si parla degli Hater, dei rapporti uomo-donna, delle baggianate culturali, dei più sani principi di Gestione Personale, e così via.
Guardando la pulsantiera verso i piani più alti arriviamo alla filosofia, ed è dove si parla delle ipotesi più spinte dalle prospettive più esasperate, e quindi guardiamo la nostra specie come una piccola fase tra tante altre, il tempo come una di tante interpretazioni, la vita come fenomeno inafferrabile, l'esistenza come impossibile rebus di Materia e Coscienza; e per l'ultimo piano c'è un tasto con un simbolo di fianco: un'Omega maiuscola con un punto sotto.
L'Omega Point è il piano massimo, dove non ci sono né tempo né spazio, è l'Eternità onnipresente ed onnicomprensiva in cui ogni parola è inutile, in cui tutto è pura splendenza di abbagliante tuttezza, e quello è il luogo attorno al quale mi piace orbitare; è un luogo di cui non ti stanchi mai perché appena attorno all'Omega le radiazioni di pensiero e di consapevolezza sono così intense che possono garantire eccitazione, commozione, comprensione - e quindi produzione - all'infinito.
Per qualche ragione che sarebbe interessante - e forse inquietante - indagare io sto molto più a mio agio agli ultimi piani che ai primi, e di fatto trascorro lassù la gran parte del mio tempo, premendo il tasto Zero per scendere nella Materia solo quando è strettamente necessario, ed è sempre in qualche misura una sofferenza farlo.
Posso salire e scendere a piacimento, ma esistono anche tendenze di più ampio respiro per cui ho periodi in cui sono più nella Materia e periodi in cui sono più in una dimensione che - in mancanza di un termine migliore - chiamo spirituale, vale a dire che sono più vicino all'Omega, ci orbito attorno come un pianeta attorno ad una stella.
Questi periodi sono determinati in essenza da quanto la dimensione al piano Zero richiede la mia attenzione, e va da sé che io non amo che la mia attenzione sia richiamata da là sotto, perché di solito si tratta di rogne, e spesso di rogne talmente futili e stupide che solo una scimmia pazza tutta presa dalla Materia potrebbe pensare di porle in esistenza.
Però non vorrei dare l'idea sbagliata: le scimmie non sono tutte pazze e quando arrivano i primi caldi giorni di Sole della giovane estate alle porte adoro prendere la bici e passare ore tra i campi delle zone qui attorno, fotografando gli infiniti particolari della vita che torna a prosperare e della Luce che inonda ogni cosa. Non smetterei mai!
Ciò che rende il piano Zero così sgradevole non è la Materia in sé, né tanto meno la Natura e le sue manifestazioni: sono le scimmie pazze con tutte le loro follie. Ahimè è proprio così, e penso che Inferno deve essere la vita di quelle scimmie così pazze da vivere solo nella Materia, inseguendo i centesimi altrui per cercare di comprarsi qualcos'altro che simuli la bellezza o il valore e permanendo insoddisfatte, cercando di trovare la Luce fuori da sé costruendosi un Ego così socialmente e culturalmente giusto, così attorniato di beni e possedimenti, che diventa impossibile per loro capire che hanno lavorato solo sulla buccia; la ricchezza della buccia non sta in piedi se dentro hai il vuoto cosmico e hai paura di buttarci uno sguardo.
Poi puoi anche andare a messa tutte le domeniche, puoi dire le tue preghierine a memoria, puoi fare offerte ai poveri e puoi fingerti casto e pulito finché ti pare, non cambia nulla: il baratro è sempre lì appena chiusa la porta della tua reggia, e finché hai paura di mettere in discussione tutto il costrutto di approvazione sociale con cui ti sei camuffato, il baratro sarà sempre pronto a risucchiarti ed inghiottirti. Per questo le scimmie pazze passano la vita a riempirsi di impegni e a correre di qua e di là, perché così arrivano a sera talmente sfinite da svenire nel letto con ancora le scarpe ai piedi, senza lasciare un solo secondo a se stesse per sentire il rombo del Vuoto dentro il cuore e la mente.
Quel rombo è un vortice iperspaziale che ti può portare su fino all'Omega, ma lasciarsi trascinare significa abbandonarsi completamente, completamente, completamente: perdere il controllo, accettare ogni possibilità, l'avere sempre sbagliato tutto, l'essere sempre stati un Nulla, l'Orrore, la Pazzia, la Morte, la Dissoluzione, perdersi, sparire.
Io lo so perché anch'io ci sono caduto dentro quasi per sbaglio, e mi ricordo bene tutto il percorso; so come potresti non capitarci mai, so che è più facile capitarci perché le cose sono andate terribilmente storte che perché ti ci sei imbattuto cercandolo, so che la volontà di trovarlo per quanto forte non basta perché in quel caso ciò che ti serve è il coraggio di cui sopra, e ad una persona che abbia tutta quella volontà non passa neanche per la testa di rischiare tutto per incontrare il Mistero: più hai paura, meno puoi trovarlo; più sei aggrappato alle tue sicurezze, meno puoi vedere nell'Abisso.
Se invece accogli la strategia di buttarti a capofitto nell'occhio delle tue paure, allora già cominciamo a ragionare, e sei sulla buona strada. Ma riesci ad immaginare una strada più repellente?