Libertà apparente, schiavitù apparente
Sul tema del lavoro moderno visto come schiavitù ci sono opinioni diverse. Un amico tempo fa ha commentato che "la schiavitù è nella testa", intendendo che pensare che l'avere un lavoro sia essere schiavi sarebbe un'allucinazione linguistica; io gli ho risposto che sono d'accordo, intendendo che è una schiavitù proprio perché nella testa noi non lo pensiamo come tale. Parole.
È chiaro che qui entriamo nel dedalo degli assunti culturali, e sappiamo bene che nella nostra cultura il lavoro è considerato "la chiave della libertà", lo dice anche l'articolo 1 della Costituzione:
"L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro"
Trovo ammirevole questo uso delle parole, perché sono riusciti, in un clima di marxismo, a creare un paese dichiaratamente schiavista facendolo passare per una cosa buona e bella e desiderabile. Miracoli del linguaggio.
Qualcuno obietterà che se in un paese non si lavora si rimane indietro, io chiedo indietro rispetto a cosa, di grazia? Dove stanno andando di bello tutti gli altri? Chissà, magari poi mi convinco...
Allora dato che c'è un'evidente confusione dovuta al fumo delle parole, mettiamo a fuoco alcuni punti-chiave del problema (lavoro, libertà, progresso, realizzazione) a partire da una domanda:
Se hai pensato a come ti senti la domenica sera o il lunedì mattina e quindi la risposta è no, allora vorrei sapere perché compare nell'articolo 1 della Costituzione di questa repubblica delle banane, come se fosse la cosa più importante di tutte, il Fine Ultimo nonché massima aspirazione di ogni primate parlante dello stivale.
Forse, in un certo periodo storico e culturale, può essere parso che sul lavoro girassero molti ingranaggi della società, ma arrivare a metterlo in cima a tutto puzza di fregatura da chilometri: stiamo dicendo che lo scopo della Vita, il fine della Razza Padrona sul pianeta è quello di timbrare cartellini come scolaretti fino alla pensione quando il più stronzo dei cetacei salta e ride tra le onde ogni giorno della sua vita? È questo il Progresso? E stiamo dicendo che questo è così maledettamente cool che non se ne vede la fine nei secoli dei secoli amen?
Ma state scherzando...
La mia tesi è che per parlare di Progresso senza apparire dei comici bisognerebbe specificare almeno qualche obiettivo concretamente, cioè: "Sì, facciamoci il culo ma è per arrivare a questo", e uno di questi obiettivi dovrebbe ovviamente essere l'arrivare al superamento del lavoro inteso come [necessità di dedicarsi ad attività noiose e frustranti, scontrandosi col prossimo, competendo per denaro con ogni mezzo a partire dall'inganno per piazzare beni inutili in modo anche truffaldino], e passare ad una fase dell'evoluzione sociale in cui i bisogni primari sono soddisfatti in automatico e le risorse sono equamente distribuite così che ognuno possa dedicare ogni giorno della propria vita alla realizzazione di sé secondo i propri ritmi e desideri, in assenza di stress e preoccupazioni a parte il corso biologico e naturale delle cose (cioè vivere come ogni altro animale o vegetale sul pianeta, by the way).
Siccome questo obiettivo, che a me appare così ovvio, è lontanissimo da qualunque cosa abbia mai sentito dire, il sospetto che o siamo una razza di deficienti oppure siamo in una gigantesca presa per il culo schiavista diventa molto forte.
Eh, certo John, amico petroliere: tutti si fanno il culo e la piramide poi è tua. Ma se nessuno pensa va tutto bene. Io invece voglio un mondo di gente che si diverte con poco e che sta bene, e penso che me ne sbatterò di te e di quelli come te, di quello che vuoi o non vuoi, del tuo impero e della tua cravatta da 6 milioni di dollari.
Ci sono due condizioni possibili molto diverse: nella prima la tua vita si auto-sostiene e quello che fai ogni giorno - che può anche sembrare lavoro - è qualcosa che non fai per necessità di sopravvivenza ma per il piacere di farlo. Nella seconda la tua vita si sostiene su quello che fai e quindi il fatto che ti piaccia è molto relativo perché in realtà non puoi farne a meno, cioè non hai scelta.
Dico questo perché qualcuno obietta che siccome il suo lavoro gli piace ed è una professione che si è costruito con volontà non si sente uno schiavo, ma questo è nascondersi dietro un dito. Il test comunque è molto semplice:
puoi smettere di fare quello che fai da un giorno all'altro
senza mettere a repentaglio la tua sopravvivenza?