Il corto-circuito killer dell'Occidente
L'aggressività è una caratteristica fondamentale della vita, nel senso di biologia. Tutti i viventi hanno due elementi costitutivi: si espandono e si muovono. Le cose vive crescono e mutano forma, in vari grado, velocità e fase della vita, ma è in questo che consiste l'essere vivi. Un oggetto inanimato è un oggetto che non si muove e non cambia.
Sia il crescere che il muoversi sono manifestazioni aggressive, perché sono un imporsi di potenza sullo spazio circostante e i suoi eventuali occupanti. L'erba e le radici degli alberi spaccano l'asfalto per crescere, non chiedono "Permesso?".
Questi crescere e muoversi sono manifestazioni di una spinta, che qualcuno chiama volontà, volontà di potenza, volontà di vivere, e in vari altri modi. Lo scienziato ci vede l'utilizzo di proprietà chimiche e fisiche per ottenere energia, la manifestazione concreta della spinta; il filosofo sta all'essenza del fatto che accade, e al massimo si chiede perché?
Il motivo. Questa roba che succede, perché succede? Tutti questi viventi che cosa vogliono? Verso che cosa spingono? Soprattutto considerando che tutti muoiono come risultato finale, ma almeno - tranne gli umani - hanno la benedizione di non saperlo.
Quel non saperlo ci porta già nella dimensione interna al vivente, diremmo nella dimensione psichica, dove vediamo che quella spinta, che si manifesta all'esterno come crescita e movimento, vista dall'interno è essenzialmente desiderio.
Siccome il risultato finale della vita è la morte, è chiaro che, nella dimensione interna di ogni vivente, il desiderio che lo fa muovere non può avere come obiettivo la morte, quindi deve dirigersi verso altro.
Per come è strutturata la vita, il vero obiettivo è la continuità, quindi la sopravvivenza dell'individuo è l'obiettivo di base, e la riproduzione è il vero punto nodale.
Un vivente quindi desidera nutrimento, desidera accoppiamento (o qualsiasi cosa sia mirata alla riproduzione, secondo la specie), e può desiderare molte altre cose, ausiliarie e/o strumentali, al contorno delle sue funzioni essenziali: ad esempio se una donna desidera essere più bella è, più o meno consciamente, perché questo le può permettere di accoppiarsi con maschi più pregiati; se un uomo desidera fare più carriera è, in ultima analisi, per lo stesso motivo di fondo, cioè accoppiarsi con donne più pregiate.
Il fine naturale di una donna è fare la cucciolata (matrimonio = ruolo di madre), il fine naturale dell'uomo è avere più potenza (patrimonio = ruolo di padre).
Abbiamo visto quindi come desiderio e aggressività siano due facce della stessa medaglia. Sono, in essenza, la stessa cosa: spinta vitale. Spegnere l'aggressività è spegnere il desiderio (e viceversa), e spegnere questi è spegnere la vita.
Ecco perché, sempre nel precedente post, mettevo in relazione la repressione di qualsiasi manifestazione aggressiva nella società, quindi della violenza, dell'hate speech (incitazione all'odio), del bullismo e mille altre cose, con l'aumento esponenziale di depressione e denatalità, cose che appaiono un paradosso, perché avvengono alla faccia degli infiniti prodotti con cui il consumismo ci ha ricoperti e con l'indiscutibile, enorme miglioramento delle condizioni di vita rispetto ad ogni generazione che ci abbia preceduti.
Ripetuto in sintesi: repressione aggressività = repressione vitalità. Le due cose sono sinonimi.
Il "mondo sviluppato" vuole porre fine alle guerre, alle violenze, ai crimini, alle ingiustizie, alle malattie, e perfino alla morte. Il valore unico che sta emergendo è la longevità. Non mangiare questo e quello, non fare quello e quell'altro, stai in campana, assicurati, non dire niente di brutto, non prendertela con nessuno, controlliamo, vigiliamo, e compagnia bella. Fai una bella cosa: vivi tutta la vita dentro una teca di vetro anti-proiettile, nutrendoti solo ed esclusivamente di elementi puri per il tuo metabolismo, e così vivrai oltre un secolo, così avrai una vita interminabile di noia e insoddisfazione (più che altro una vecchiaia interminabile) perché questo è il vero ed unico valore: la longevità. Idealmente sopravvivere per sempre.
Più vita, non nel senso di qualità, varietà o intensità, ma solo di quantità. Lunghezza. Tempo. Numero di respiri, numero di battiti cardiaci. La vita serve a prolungare la vita.
È questo il corto-circuito che sta uccidendo il "mondo sviluppato".
Vogliamo dimostrare a noi stessi che ne vale la pena, perché in fondo, a furia di reprimerci in tutto, possiamo ancora credere di essere buoni, che possiamo eliminare completamente il Lato Oscuro e rendere realistico il nostro motto: La vita è meravigliosa™.
Solo la vita per la vita, fine a sé stessa. La vita è desiderio della vita. Vuota, fatta di niente, senza passioni, senza irrazionalità. Un ripiegamento, un anello strettissimo che taglia fuori tutto ciò che dovrebbe essere contenuto della vita, al solo fine di prolungarne la nientezza il più a lungo possibile. È una tautologia killer, che rivela in modo abbagliante, agli occhi di tutti, che il gioco non ha senso.
Infatti, più l'obiettivo si avvicina, più la depressione dilaga e non si fanno più figli.
Mi spiace dovervelo dire, ma una bella sferzata di energia e ottimismo agli italiani verrebbe da qualcosa di folle tipo decidere di riconquistare militarmente la Libia, oppure dichiarare guerra alla Francia. Segnali positivi di vitalità sarebbero impennate di crimini, stupri, scontri di piazza e attentati. Golpe militari. Carri armati che corrono per le città a 100 Km/h e bombardamenti aerei.
Cioè quello che la vita umana è sempre stata finché è stata esuberante.
Siamo davanti a un bivio: continuando così, davanti a noi c'è solo una triste Estinzione. L'alternativa all'Estinzione è finirla con la cultura, la conoscenza, l'educazione, l'esaltazione dei più deboli e sfortunati, la negazione delle differenze. Per sopravvivere come specie dovremmo invece sprofondare nell'oblio della Storia e della saggezza e tornare a far scorrere fiumi di sangue come abbiamo sempre fatto nei tempi gloriosi.
Non ha alcun senso, lo so bene, infatti è ciò che dico sempre.
Ma che senso ha la vita, in ogni caso?