Consapevolezza

Pubblicato in origine 7 febbraio 2019




Consapevolezza è un bel parolone di quelli che ci si può arrotolare attorno al collo come una sciarpa griffata, non costa niente ed impegna.

Ma che cosa significa, esattamente?

Una prima disambiguazione da porre è col sinonimo coscienza, che spesso allude fatto in sé di sentire la presenza dell'esistenza, che si scompone subito in esistenza di un soggetto percepente ([io]) e di un oggetto di percezione (realtà). È la cosa più banale del mondo, talmente banale che spesso si fa fatica a metterla a fuoco: è il fatto che c'è qualcosa anziché Nulla.

In questo c'è il legame con il discorso del [qui e ora], cioè la focalizzazione dell'attenzione sulla realtà del momento e non sui mille rivoli del pensiero, che girano a loop in àmbiti non solo non reali ora, ma spesso non reali mai.




Questo ha relazione con l'attenzione ai dettagli in ciò che ci accade attorno e all'interno, cosa che, insieme ad un buon utilizzo delle facoltà di intuizione, può permetterci di cogliere una gran mole di informazioni sulla realtà che ci circonda, fino a dare la sensazione di un "potere soprannaturale" a chi è generalmente disattento o concentrato sui propri pensieri. In realtà si tratta solo di presenza alla realtà immediata e ascolto del flusso di informazioni provenienti dai nostri processi di intuizione.

Ma il termine consapevolezza è un composto di con- e -sapere, cioè un "sapere insieme", che si apre a due interpretazioni, esterna e interna.

L'interpretazione esterna è un "sapere con gli altri", che prelude a sventura, perché sarebbe ciò che è condiviso dai più attorno - ammesso che esista una cosa del genere. Se il suo significato più accurato fosse questo, parrebbe un sinonimo della formula realtà oggettiva, ma nei fatti sarebbe uno sposare i costrutti sociali e di conseguenza le illusioni, gli errori e le psicopatologie di massa del proprio tempo.

L'interpretazione interna è un "sapere X e Y contemporaneamente", e in questa accezione diventa sinonimo di "comprensione", cioè un "prendere insieme", abbracciare, raccogliere, che ci rivela già molto di più:




Comprendere qualcosa significa abbracciarla, cioè vedere nella mente più elementi, collegati dalle loro relazioni, in un unico oggetto psichico, infatti si riferisce ad un qualcosa che esiste solo come struttura complessa, composta di più elementi: comprendo una parola quando unisco le singole lettere ed appare il simbolo completo, di cui vedo il significato retrostante; comprendo una frase quando unisco i punti delle diverse parole e vedo in un colpo solo il suo significato; comprendo un racconto quando unisco i punti dei diversi personaggi ed eventi, e vedo la storia.




Comprendere quindi si riferisce al fare, di una struttura complessa, un unico oggetto mentale, le cui parti vengono prese insieme, con le loro relazioni, e raccolte in un unico elemento di pensiero.

Quando comprendi una cosa, quindi, ne sei consapevole, cioè la sai, la conosci tutta insieme, come unico blocco di informazione.

Con l'esempio delle lettere che diventano parole, poi frasi, poi romanzo, abbiamo un'ottima visione di come la comprensione sia un processo gerarchico, in cui elementi sparsi vengono organizzati in unità che li trascendono, e di come questo processo possa continuare, raggruppando simili unità in strutture ancora più complesse, virtualmente senza fine. Dico virtualmente perché il processo è anche una semplificazione: da moltissimi dati si passa ad un minor numero di schemi più semplici, e ad un certo punto si arriva ai princìpi, singole unità non più riducibili, che raccolgono in sé tutto ciò a cui stanno in capo.




Ma il vero obiettivo qui è evidenziare alcuni aspetti peculiari del processo, in relazione allo sviluppo della vita umana individuale.


► Genesi

Da quando nasci vedi moltissime cose insieme, ma non le conosci, quindi non comprendi, quindi sarai anche cosciente, ma non sei consapevole di nulla.

Nel tempo cominci a formare associazioni, schemi, cominciano a sorgere episodi di comprensione, come quando vedi il cane mangiare e pensi al fatto che anche tu ogni tanto hai fame e mangi, così, quando prendi insieme i due fatti slegati tra loro, diventi consapevole di una somiglianza.

Ma i campi in cui i primi grumi di schemi compresi prendono forma sono molti e molto distanti tra loro, così all'inizio la comprensione è fatta di isole di consapevolezza separate da un mare di vuoto; ci sono piramidi di strutture logiche che crescono qua e là, ma restano separate tra loro: è il fenomeno dei compartimenti stagni nella mente. Significa che una stessa persona può sapere cose conflittuali o anche in piena contraddizione tra loro, e tuttavia non esplodere, anzi tirare fuori una o l'altra all'occorrenza senza mai accorgersi degli assurdi.




Questa è una pillola difficile da mandar giù, perché tutti amiamo considerarci persone unitarie con una visione monolitica della realtà, ma spesso siamo fatti di brandelli di consapevolezza sparsi qua e là, spesso contraddittori, e non facciamo che tirar fuori quello che ci serve di caso in caso, senza grande coerenza e senza che ci accorgiamo della caoticità reale della nostra visione del mondo, e di conseguenza della nostra condotta.

Se qualcuno pensava che l'uomo fosse un animale razionale che agisce secondo logica, qui gli è venuto un coccolone. D'altra parte gli basterà guardare la Storia e la cronaca per rendersi conto che è così: non paiono esserci nella realtà umana un senso ed una coerenza. Questo è il risultato del fatto che in ogni agente c'è una mappa del mondo che può essere parziale, incompleta, per questo differente da quella di un altro, e da qui le incoerenze, sia interne che d'insieme.


► Integrazione

Con il procedere dell'esperienza durante la vita, capita che queste piramidi isolate vengano accorpate, che ci siano improvvise fusioni tra ambiti diversi. Sono momenti che ci danno la sensazione di illuminazioni, che ci lasciano a bocca aperta in un grande Ah-a! con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Se due o più piramidi di gerarchia associativa stabiliscono ponti tra loro, può accadere che alcune loro parti risultino incoerenti, e questa è la fase dolorosa del processo, quella in cui capisci - tra le altre cose - che non ti conviene identificarti con le tue idee, perché, oltre a non essere tue, sono spesso sbagliate, e te ne accorgi quando vedi per la prima volta reti di relazioni più estese, che uniscono grandi blocchi separati, e così facendo rivelano delle imperfezioni, che solo ora balzano all'occhio.




Per rendere l'idea di questo processo cito un vecchio post: "Farsi un'idea del mondo richiede di mappare abbastanza strade da capire che è sferico". Il significato della frase è che tu puoi anche pensare che la Terra sia piatta, ma nel momento in cui cominci a disegnare una mappa delle strade che la percorrono, e lo fai con accuratezza, misurando le distanze e collegando gli incroci, ad un certo punto ti accorgerai che qualcosa non quadra, e potrai risolvere la situazione solo ammettendo che la superficie sia curva.

In altre parole hai fatto una scoperta di ordine superiore a ciò che stavi osservando: stavi solo creando una mappa delle strade, ma hai scoperto qualcos'altro che riguarda lo spazio in cui le strade stanno. Quindi è apparsa una dimensione in più, in cui c'è una verità in più, che prima non ti aspettavi.

Applicato a tutto il tuo universo di conoscenze, il processo di integrazione può facilmente trasformare delle cose in altre, possono facilmente invertirsi prospettive, perché le cose non sono tanto ciò che sono, ma il modo in cui le guardi, cioè sono punti immersi in una rete di relazioni col contesto, e quando scopri dimensioni in più, le stesse cose possono diventare altre.

Comunque, attraverso questo processo di integrazione dei tanti blocchi separati di strutture associative, si formano i primi continenti di consapevolezza, e nel processo vengono scoperte novità inaspettate, vengono corretti errori, e avvengono trasformazioni.




Ad un certo punto può accadere di intuire qualcosa di elusivo, prima insospettabile, che fa da cornice e da substrato a tutto. Esiste un fattore di unione che accomuna ogni angolo del Cosmo e che impone un ordine ad ogni cosa: non è alcuna delle cose nel Cosmo, ma ogni cosa nel Cosmo è in qualche modo sua espressione.

È dietro a Tutto, non direttamente visibile in niente.





► Omega

Può arrivare un momento in cui perfino i continenti collassano tra loro, formando un unico gigantesco blocco, che per certi versi è l'Uno, per altri versi è una sfera, ed è quello che qui chiamo Omega Point. Citando un precedente post: "Omega, Uno, Eschaton, Dio, nomi diversi che indicano sempre quel qualcosa di trascendente che non si può dire, l'eterno, l'infinito, l'assoluto, dove risiedono tutti i princìpi fondanti del nostro Essere."




È uno perché è una struttura monolitica, è una sfera perché include tutti gli opposti e i paradossi, cose definitivamente inconciliabili tra loro ma pure entrambe indubitabili, come la dualità realtà/osservatore, due poli opposti, entrambi indefinibili in sé, entrambi assurdi in sé, ma esistenti in costante relazione di interdipendenza.




In tutto questo processo l'aspetto più doloroso è integrare il Lato Oscuro, scoglio dove è facile fermarsi. Senza affrontare questa parte della comprensione essa non può procedere, quindi non può raggiungere la vetta dell'integrazione. Questo argomento è sviluppato in dettaglio nel post Illuminazione e comporta la dissoluzione dell'Ego, perché sposta il centro della comprensione del Tutto dal proprio paradigma culturale all'Uno.





► Discesa

Dalla formazione dell'Omega in avanti l'unica crescita che può ancora esserci è in densità, cioè un infittire il reticolo, aggiungere dati e scovare tanti altri piccoli allacciamenti qua e là, ma essenzialmente questo è un processo di discesa: non esiste più la possibilità di un'ulteriore integrazione dell'insieme perché c'è già l'unità completa di tutti i grandi blocchi, e il baricentro della struttura di rappresentazione del mondo è appoggiato sull'Uno.




I princìpi fondamentali sono ormai riuniti in un unico principio onnicomprensivo, si vede chiaramente come essi siano onnipresenti, sempre applicabili, sempre accurati, al punto che possono essere indovinate relazioni corrette anche dove non si dispone di molti dati - e di nuovo può emergere quella sensazione di capacità di intuizione "soprannaturali", che è solo l'effetto dell'aver spostato il sistema di riferimento del pensiero dall'Ego - intriso del suo paradigma culturale - all'assoluto.





POST PIÙ LETTI DELL'ULTIMO MESE

Perché la figa sa di pesce

L'ultimo Messia - di Peter Wessel Zapffe

W il Cazzo

13 barzellette buddiste

Perché le persone più intelligenti sono single

22 frasi di Lao-Tzu su Vita, Morte e Felicità

Un panda che balla

Il Rano Pescatore

W la Figa