Zero [like]
Vedere riscontri, nella forma di [like] o commenti ai miei post, mi dà piacere, sono umano anch'io e in quello che faccio proietto molta energia, che è volontà, di cui è manifestazione la speranza che di conseguenza rivela come riflesso anche la simmetrica sofferenza.
D'altra parte vivere è inevitabilmente queste cose: arrivassi veramente all'estinzione completa della volontà forse non tollererei più il Tempo, ma c'è anche il fatto che ancora mi piace sentire scorrere l'energia, mi piace quando sento accendersi la fornace a fusione nucleare della stella dentro, anche se so che poi, immancabilmente, la pago.
Quel piacere del [like] quindi è per me ciò che gli inglesi chiamano guilty pleasure, cioè un piacere colpevole. Il piacere del riscontro è un residuo di umanità e quindi una forma dell'imperfezione; non sono un fanatico dell'automortificazione in salsa cattolica, ma l'orgoglio resta comunque una falla nel proprio equilibrio: se provi piacere adesso, significa che soffrirai domani. È sempre così, e dopo un po' lo capisci bene, su base statistica, mica per Fede.
Ho già più volte detto, parlando con amici e conoscenti, che io punto a Zero [Like]. Non perché l'abbia mai chiesto - come sto facendo adesso - ma perché accade da sé, come naturale conseguenza dei contenuti che produco: se riuscissi a parlare davvero dal centro dell'Omega, il risultato dovrebbe essere Zero. In effetti, in questa logica, parlare dal centro dell'Omega è Silenzio, quindi ci sto sempre riuscendo finché non mi metto a scrivere. È quando scrivo che sbaglio.
Allora diciamo che il punto ideale corrisponde al parlare, dire cose, toccando i più profondi degli argomenti ed uscendone lo stesso con Zero[like]. Ed è più difficile di quanto sembri.
Questo è da sempre il mondo della cagnara, ed è oggi il mondo del feedback, il mondo del prendi il microfono e di' la tua! Commenta! Condividi! Facciamoci sentire!
Scrivi un post sulla curvatura dei parafanghi e sotto ci sono 350 commenti simmetricamente suddivisi in quelli che dicono la loro, che scrivono un post alternativo sullo stesso argomento, quelli che ti osannano perché nessuno parla dei parafanghi come te e quelli che ti insultano perché i parafanghi veri sono quelli che dicono loro...
Volendo essere ottimista, osservo che per essere in ballo con questo lavoro da oltre 4 anni, ed avendo alla fine messo in esistenza un flusso costante e ciclico di produzione di deliri da parte mia e di letture di deliri da parte di persone come te, il Silenzio che regna sovrano nelle stanze del Gregge in cui solo la mia voce risuona, sia su Feisbuk che sul Blog stesso, ha qualcosa di miracoloso, commovente.
Forse, in qualche modo, questo bisogno di spazio, di aria, si respira attraverso le parole, ti accorgi che non mi aspetto un'eco, non mi aspetto un'opinione, non mi aspetto un riscontro. Che se devo mettermi a discutere con qualcuno faccio prima a lasciare il campo e andare a parlare da un'altra parte. Che non spingendo alcuna particolare Verità è anche inutile che perdiamo tempo a confrontarci.
A volte ci penso, immagino qualcuno che per puro caso si trova a passare per queste stanze - e ogni tanto capita - e che si accorge di questo miracolo: Silenzio. Zero commenti. Zero [like]. Solo un filo infinito di logos a cavallo tra equilibrio e delirio, che descrive curve attorno a qualcosa che splende da qualche parte in un'altra dimensione.