Che cos'è il Sacro
Della natura del Sacro abbiamo ampiamente discusso sul Canale Telegram, ma, fedele al mio intento di distruggere ogni illusione, voglio portare l'argomento anche qui, nella faccia pubblica del Gregge, perché nelle mie ricerche ho scoperto che, a dispetto degli studi di ricercatori, antropologi e filosofi del passato, quel che già è ben noto non viene divulgato e, anzi, viene intenzionalmente nascosto alla vista dei più.
Ad esempio, se già Feuerbach, nelle sue Lezioni sull'essenza delle religioni del 1945, diceva:
L'uomo adora sempre come un Dio ciò da cui,
per quanto può sapere o supporre,
dipende la sua vita.
per quanto può sapere o supporre,
dipende la sua vita.
E quindi, nell'oggetto dell'adorazione,
a mettersi in primo piano e a farsi visibile è
solo il valore che egli attribuisce
alla propria vita e a sé stesso.
a mettersi in primo piano e a farsi visibile è
solo il valore che egli attribuisce
alla propria vita e a sé stesso.
oggi, quasi un secolo dopo, cercando il significato di Sacro nella Treccani, troviamo che il Sacro sarebbe indefinibile se non per opposizione col profano e attraverso la sua fenomenologia interculturale.
La ragione di tale occultamento è il fanatismo che tipicamente accompagna le religioni, che a sua volta si spiega molto bene una volta che sia chiarito il sentimento che sta alla loro base.
Il rischio, quindi, è che perfino quei pochi che al giorno d'oggi dovessero cercare la natura del Sacro, non possano trovarne essenza, significato e struttura. Dato che questo manca, lo faccio io, qui. Volendo, già le parole di Feuerbach dicono quel che c'è da dire; ma noi andiamo più a fondo e mostriamo per bene il reticolo di connessioni che lo struttura e il legame del Sacro col Tabù.
Se volessimo elencare quegli elementi che sono generalmente coperti dal senso del Sacro, troviamo infatti:
la vita
il corpo
i genitali e il sesso
la nascita e la morte
la/le divinità
tutto ciò che è collegato a questi elementi.
Vediamo quindi che al centro di tutto ci sono l'[io], la sua esistenza e la sua sussistenza, la sua origine e la sua dissoluzione. Per capire la stretta connessione del Sacro col Tabù, dobbiamo innanzitutto mettere a fuoco che il Tabù è, in essenza, una paura così grande da non voler nemmeno essere nominata. È per questo che diciamo che il nonno è mancato, è volato in cielo, ma non diciamo che è morto.
Alla base di tutto c'è sempre l'[io] cosciente - non potrebbe essere altrimenti: senza un soggetto percepente e pensante non potrebbero esserci alcuna manifestazione né alcuna realtà.
L'[io] è in sala controllo di un animale, una scimmia che, come ogni organismo, vuole sopravvivere ma è fragile e mortale, immersa in un mondo che non capisce e che gli fornisce sia nutrimento e riparo, sia pericolo di distruzione. Perciò la funzione della mente cosciente e attenta in Natura è, al suo fondamento, individuare ed evitare le minacce all'organismo, insieme al garantirgli nutrimento; per questo la condizione di fondo della mente è un costante stato di ansia.
Ed essendo l'organismo mortale, la distruzione è comunque garantita per un tempo che tende ad infinito, per questo l'[io] vive sempre in galleggiamento su uno stato di paura e disperazione. Queste possono essere ignorate e negate, ma non possono essere rimosse.
Questi sentimenti di paura e disperazione dovuti alla consapevolezza della mortalità producono, per compensazione, l'attaccamento a qualcosa che è l'opposto della morte, così sono generati l'idea di immortalità in un'altra dimensione, il sentimento di Speranza, ed essendo la morte qualcosa come un Buco Nero, l'immagine della Grande Luce verso cui il religioso tende implorante.
Così è rivelata infine anche la natura assolutamente egoistica della tensione religiosa: essa è puramente istinto di conservazione, la cui energia viene incanalata nelle strutture del culto e nelle forme della tradizione, fino al punto di trasformarsi nel suo opposto; le forme della carità, il buonismo, l'altruismo ipocrita, che sono in realtà solo buona condotta agli occhi del padrone per ottenerne il favore.
Irresistibile è poi l'intento di proiettare sul divino le stesse caratteristiche animali (emozioni, pulsioni e reazioni) che conosciamo in noi.
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