Gestione delle Relazioni




Il problema in termini generici è questo:

ci sono [io] che mi relaziono con gli [Altri]
in un contesto fatto di regole non-scritte
di comportamento, correttezza ed amicizia.

Una via è quella di farsi delle aspettative in merito a ciò che ogni specifico [Altro] ci darà e di ritenere che quello sia il punto zero, la linea al di sotto della quale il comportamento non è più ricevibile e far scattare di conseguenza la protesta manifesta ed eventualmente la rottura del rapporto.

Questa politica è di tipo dualistico, bianco/nero, presuppone la Stabilità invece dell'Equilibrio Dinamico, produce oscillazioni emotive interne che alimentano le reazioni verso l'[Altro] che quindi nell'[Altro] produrranno perturbazioni emotive, che diventeranno perturbazioni nel rapporto sia sul momento (e nel seguito immediato), che storicamente perché resteranno nella memoria di entrambi.

In sostanza ci ricolleghiamo al discorso del Karma, la meccanica del [fare » reazione], l'avere un approccio giudicante e attivo basato sulla dualità Giusto/Sbagliato e sulla politica dell'Intervento in chiave di Opposizione allo stato apparentemente Sbagliato delle cose.




Al contrario io consiglio un atteggiamento parzialmente passivo basato sulla mera osservazione dei comportamenti altrui nei miei confronti, usando i dati che ottengo non per giudicare la persona ma per valutare l'insieme della relazione e le sue trasformazioni nel tempo, cercando di evitare sempre l'Intervento in chiave di Opposizione - perché non serve a nulla, se non a creare problemi ad entrambi - ma al contrario rimodulando ed aggiornando la mia immagine interna di quel rapporto - non di quella persona.


Le persone cambiano. Le cose possono andare male.
La merda capita. La vita va avanti.


Ci sono diversi vantaggi in questa seconda strategia.

1) la mia idea di me - chiamala auto-stima - non è un fattore in gioco. Io sono solo l'Osservatore, l'occhio che vede. Ciò che l'[Altro] mi dà non dice nulla sul mio conto, dice qualcosa solo sulla Relazione che c'è tra noi o, per precisione prospettica, su come l'[Altro] mi vede e mi considera, che è affar suo, e io accetto quello che arriva limitandomi nel peggiore dei casi ad allentare l'importanza che quella Relazione ha per me.

2) la mia idea di quella persona non cambia in termini dualistici di Buono/Cattivo, al massimo posso fare considerazioni ed ipotesi sulle sue dinamiche interne e - di nuovo - aggiornare la mia immagine della Relazione.

3) il mio stato emotivo rimane molto stabile, e di conseguenza anche quello dell'altra persona perché io evito la creazione di problemi attraverso reazioni emotive e di Opposizione. Non creando problemi con reazioni emotive e violente, tutto il sistema rimane più tranquillo e tutti galleggiano tranquilli - tranne quelli che si agitano per conto loro.

4) nell'insieme questa politica si può rappresentare come un galleggiamento nella rete di relazioni, per questo rientra nella definizione di Equilibrio Dinamico. Essendo un galleggiamento basato sulla dinamica anziché sulla rigidità conservativa, non richiede di tenere a mente una lista di Relazioni con tutte le continue verifiche di Controllo e Giudizio, quindi libera risorse e riduce notevolmente l'ansia, che è figlia del Controllo.

5) non partendo da aspettative minime da parte di ogni persona, nulla di ciò che le persone mi danno è scontato, quindi ogni volta ne percepisco il valore con gratitudine. Questo rinforza i rapporti e li tiene vivi, anziché soffocarli nel grigiore della normalità. Inoltre si evita la tendenza ad un progressivo accrescimento delle aspettative dovuto alla ricerca di gratificazione, che conduce presto ad una valutazione negativa della Relazione - che di per sé potrebbe essere stabile.

6) evitare reazioni emotive di Opposizione, che perturbano il rapporto e possono causarne la fine, fa sì che ci sia il tempo per valutare più attentamente episodi apparentemente fuori equilibrio, sia per la loro dinamica specifica, sia nel contesto degli altri comportamenti. Può accadere che una persona trasformi il rapporto in un modo che non è più accettabile, ma questa valutazione è più solida se costruita sulla base di un'Osservazione estesa nel tempo e basata su maggiori dati ottenuti in assenza di perturbazioni. Perturbare il rapporto ne offusca la visione; permettere alle proprie emozioni di agitarsi offusca la propria visione in generale. Le proprie reazioni scomposte possono in molti casi risultare immotivate ad un'osservazione successiva, ma la propria necessità di continuare a giustificarle crea una cascata di distorsioni e di comportamenti obbligati per non ammettere il proprio errore e così altra sofferenza e distruzione di relazioni.




In essenza, questa strategia è adatta all'assenza di Ego:

niente mi è dovuto;
io non sono nessuno, sono solo un occhio che vede;
ciò che gli altri dicono e fanno non riguarda ciò che io sono ma come loro mi vedono;
il modo in cui la rete di relazioni evolve è spontaneo e naturale.


"Ricordati le 5 semplici regole per essere felice:
1) libera il cuore dall'odio;
2) libera la mente dalle preoccupazioni;
3) vivi in modo semplice;
4) dai di più;
5) aspettati di meno."



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