Gioco d'azzardo ed egocentrismo




L'altro giorno entro in tabaccheria e una signora sta arrotolando una settantina di euro che un istante dopo spariscono nella sua borsa. Nel frattempo conversa con la tabaccaia raccontando di altri episodi di passate vincite, e ad un certo punto profferisce con grande serietà le seguenti testuali parole:

«...adesso poi ti dico le ruote che devi andare domani.»

L'ebbrezza della vittoria le ha conferito una certa fede nel proprio fluido magico, che è ciò che la porterà a perdere presto i settanta euro e a perdere anche i soldi successivi in attesa di ritrovare il collegamento con il generoso Dio del Gioco.




Negli ultimi anni mi è capitato di intrattenermi in conversazione con persone più o meno inclini a buttare un po' di soldi nel gioco, che in qualche caso sono o sono stati anche più di un po', e - brutto a dirsi - viene da applicare il pensiero di Dante: chi è cagion de' propri mali pianga se stesso, e questo ha molto a che fare con il discorso di pensare chiaramente di cui accennavo nel precedente post, ma soprattutto del prendersi la responsabilità della propria vita attraverso delle conclusioni a cui si giunge, fondandola su un'approfondita analisi del problema specifico nelle sue ramificazioni con il contesto.

La prima cosa che mi ha lasciato perplesso è stata il totale stupore dipinto sul volto di queste persone di fronte all'evidenza che chi ti mette a disposizione macchine e strumenti per il gioco d'azzardo non è un generoso benefattore ma qualcuno che sta facendo del business, e i soldi che costui guadagna sono i tuoi. Il generoso benefattore sei tu.




Eh già. Dev'essere per quello che ad un certo punto il gestore raddoppia le macchine, affitta il locale di fianco e ti riempie un'intera sala: non è perché il giochino è troppo bello per essere vero, è perché lui prende il doppio dei (tuoi) soldi con il doppio delle macchinette. Non è una spiegazione più credibile? In fondo la ragione per cui tu sei lì sono i soldi, più soldi, tanti soldi che possono diventare desideri esauditi, giusto? Che cosa ti fa pensare che il gestore, che investe nei locali e nelle macchine il suo denaro e il suo tempo, sia mosso da motivazioni diverse dalle tue?

Ma questo è il punto: non vedere qualcosa di così chiaro per anni, e continuare a buttare soldi, non è nemmeno questione di non pensare chiaramente, è molto peggio di così: è non pensare affatto, o meglio pensare molto male.

Una delle distorsioni tipiche che vedo in giro e che sono alla base del tipo di pensiero fallace che conduce ad entrare in loop come il Gioco d'Azzardo è il tipo di pensiero egocentrico, cioè una modalità in cui tutto parte e ritorna all'Ego in assenza di un controbilanciamento con un approccio olistico, in cui il mondo è guardato come sistema interconnesso in cui [io] galleggio come particella infinitesimale.




Non è che uno dei due approcci sia sbagliato, ma è una grave incompletezza non intrattenerli entrambi ottenendo delle sintesi funzionali; noto che in alcune persone la componente olistica è completamente assente, inimmaginabile, al di là delle ipotesi possibili; queste persone sembrano incapaci di comporre pensieri che non iniziano o finiscono con [io], e da questo sbilanciamento provengono un'infinità di altre distorsioni.

In base a quello che ho visto, navigano in un plasma fatto di verità dogmatiche sedimentate nel tempo attorniate da una nebbia linguistica risultante dalla somma di tutto ciò che hanno sentito in giro, hanno una serie di tabù e attrattori in parte derivanti dall'esperienza diretta e come unico catalizzatore di composizione logico-linguistica hanno la parola [io]. Manca tutto il resto: l'osservazione distaccata del mondo fenomenico come sistema a sé stante da cui trarre dati ed intuizioni su scala più larga, che possano fargli da bussola ponendo in una qualche prospettiva, basata sulla concretezza dell'esperienza diretta, qualsiasi cosa che stia nelle precedenti aree.

In assenza di questa verifica personale con il mondo esterno inteso come Tutto, i dogmi restano incrollabili, e la navigazione si riduce ad una combinazione di evitamento dei tabù, abuso degli attrattori e deriva secondo i filoni del plasma linguistico circostante, perché non c'è più un qualche criterio che permetta di distinguere l'oro dalle stronzate.




In queste persone manca di certo la fiducia in se stessi, nelle proprie osservazioni e deduzioni, per questo sono essenzialmente dei follower che non hanno un leader preciso, incarnato in una persona, ma seguono indistintamente tutte le altre persone, rendendosi conto delle incoerenze che emergono dall'insieme ed assumendo in ultima istanza un approccio di navigazione casuale. Tutto fuorché fidarsi di sé.

In altre parole manca il confronto e il collegamento con il qualcosa extra-umano: se dovessimo ridurre ad una sola definizione la fonte di tutti i problemi della nostra Civiltà/Cultura il dito finisce per puntare sulla separazione da Madre Natura, non intesa solo come i boschi e le barriere coralline, ma come Tutto quello che abbiamo intorno e che, con ogni evidenza, è emanazione della stessa matrice da cui proveniamo anche noi stessi. È da lì che dobbiamo imparare le Regole per decidere la nostra politica, sia individuale che sociale, non arruffarci nei nostri dogmi, e da questi dedurne altri, e con questi altri trasformare il significato delle esperienze combinandole con verità linguistiche e retoriche poggiate su quello che ci piace o non ci piace perché così facendo, dato abbastanza tempo, ce ne siamo andati alla deriva e ci siamo persi in un mondo allucinatorio che è tutto umano, culturale e linguistico ma non ha alcun radicamento nel contesto da cui proveniamo e nel quale, volenti o nolenti, siamo, rimaniamo e rimarremo immersi.






Un assunto egocentrico, dannosissimo e pericolosissimo è:

l'Uomo non è un animale,
è il centro dell'Universo,
il decisore di ultima istanza,
il mondo è al suo servizio in una relazione Dominatore/Strumento.

Pericolosissima cazzata. Ma ha delle ragioni: preferisci essere il Figlio di Dio con un'anima immortale o preferisci essere un animale come tutti gli altri, che muore e si dissolve dopo una vita di compromesso con l'ambiente? Che cosa ti piace di più? Se sei un politico o un affabulatore in genere, cioè un creatore di verità linguistiche ad uso e consumo degli ingenui, poni questa domanda, e una volta che gli ingenui avranno scelto per il meglio avrai portato l'Umanità al centro e tu sarai il garante di questa verità, portato nel palmo della mano da tutti i beoti che non si guardano intorno ma credono alle tue verità linguistiche, ed ecco che le allucinazioni cominciano a moltiplicarsi, poggiate su questo assunto folle. Da qui, con una serie di passaggi di questo tipo, basati su un meccanismo di pensiero auto-compiacente e dualistico, provengono tra le altre le idee di Crescita Economica Infinita, l'idea della Finanza come sano meccanismo di gestione dell'Economia, l'idea che l'Economia è un riflesso diretto del Benessere e via delirando.

Cioè l'equivalenza Denaro/Felicità, e non ti sorprende più che la gente e le istituzioni non trovino nulla di strano nell'idea che la Felicità possa essere legata a qualcosa che in Natura non esiste nemmeno: il Denaro.




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