Senza regole non c'è il Gioco




Un altro modo in cui puoi guardare l'Universo senza snaturare il nostro discorso, ma anzi rinforzandolo, se possibile, unendo ancora più punti, è che perché esista un Gioco sono necessarie delle Regole, delle limitazioni alla sfera del possibile.

Se ci pensi, qualsiasi Gioco ha delle Regole.




Non è un caso: il Gioco è le sue Regole. Senza Regole - che sono limitazioni -  non esiste neanche il Gioco, perché se nulla è definito e tutto è possibile, ciò che hai è un plenum assoluto che contemporaneamente esiste e non esiste, è tutti i giochi possibili e nessuno, è la quintessenza del Caos e il Nulla.

La Fisica Quantistica ci dice che l'Universo si definisce con formule multidimensionali che esprimono probabilità, e pure queste sono all'interno di un campo che è già limitato da delle Regole, quelle che chiamiamo Leggi Fisiche. All'interno di questo campo di probabilità delimitato da Leggi Fisiche alcune cose adempiono alla formalità di accadere veramente.

In tutto questo ciò a cui arriviamo è che il nostro mondo, il nostro essere umani, il nostro sentirci [io] separati e definiti - quindi limitati ad una entità precisa che è ciò che è, e non tutto ciò che non è - è semplicemente dovuto alla necessità di porre delle limitazioni al possibile in modo da poter giocare, perché se tutto è possibile non c'è più alcun Gioco.




Un ottimo esempio è la Musica: la Musica esiste in virtù delle limitazioni arbitrarie poste alle infinite possibilità del suono: esistono infinite note (cioè frequenze) ma noi ne selezioniamo solo alcune in base a certi criteri, ed usiamo solo quelle. Esistono infinite combinazioni tra le note ma noi ne usiamo solo alcune, definite da delle regole. Esistono infinite variazioni di Tempo possibili, ma noi scegliamo di limitarci ad un andamento costante o con piccole e semplici variazioni, e il risultato di tutte queste limitazioni rigide alla sfera del possibile nel mondo del suono è Musica: Armonia, Melodia, Ritmo.




Nel momento in cui questo meccanismo è divenuto chiaro, nella prima metà del '900, alcuni musicisti speculativi hanno pensato che potevano anche inventarsi un set di regole diverse per comporre musica e quindi produrre una nuova generazione di musica che era come una nuova dimensione, e così è nata la musica dodecafonica, che è una vera emorroide da ascoltare ma ciò che esalta i suoi cultori non è la dolcezza delle emozioni che (non) suscita ma la peculiarità logico-matematica di ciò che emerge dalle sue Regole. I dodecafonici erano perfettamente consapevoli dell'emorroidezza uditiva che emergeva dal loro nuovo Gioco, tant'è vero che Milton Babbitt scrisse un esplicito articolo a riguardo dal titolo "Who cares if you listen?" ("Chi se ne frega se non l'ascolti?").


"Struttura del Gioco
Giocare ad un gioco è tentare di raggiungere una certa situazione,
usando solo i mezzi permessi da un insieme di regole
che permettono solo mezzi poco efficienti, e
che sono accettate solo perché rendono possibile quell'attività.
1. Orientato ad un obiettivo
2. I mezzi per raggiungere l'obiettivo sono definiti da regole (regole costitutive)
3. limitazioni nel raggiungere l'obiettivo (regole regolative)
4. Partecipazione VOLONTARIA.


Tutto questo suggerisce anche un altro paio di cose:

La prima è che se il Gioco che ti sei trovato davanti nella vita non ti diverte puoi - entro certi limiti - porti un set di regole nuove e diverse e giocare con quelle; è un po' un approccio da dodecafonista: a molti sembrerà un'emorroide, ma tu godi come un riccio e a quei molti rispondi: "Chi se ne frega se non m'ascolti?".

La seconda è che c'è una gerarchia di Regole nell'Universo: al livello fondamentale ci sono quelle cose che noi chiamiamo Leggi Fisiche; quelle sembrano impostate a livello hardware e, anche se è possibile che nel Tempo si siano adattate alla situazione, in essenza sembrano molto difficili da infrangere, c'è poco da fare. Ai livelli successivi c'è sempre più flessibilità ed arbitrarietà e per finire c'è il set più ridicolo di Regole: le Regole delle organizzazioni umane, degli Stati, del Galateo; queste non stanno scritte in cielo, è per questo che alcuni le esaltano ricoprendole con una glassa di sacralità e retorica, mentre altri ci giocano e ci girano intorno a proprio assoluto piacimento: è proprio perché non valgono granché che sono le prime che puoi violare a piacimento senza alcun problema, e infatti molti lo fanno, o ci girano attorno come meglio riescono per raggiungere i propri obiettivi, aiutati dal fatto che le regole fatte di parole mantengono tutta l'ambiguità del linguaggio rispetto alla realtà, e si prestano quindi ad essere vinte da una pressione intenzionale, è molto più facile violare quelle piuttosto che la Legge di Gravità; comunque se proprio scegli di farlo devi solo stare attento a non farti beccare dai bacchettoni con gli occhi vitrei che se le sono bevute come acqua fresca; per intenderci, gli Agenti Smith della situazione, quelli che non si divertono neanche un po', quelli che non stanno giocando ma stanno facendo sul serio.

Insomma: quelli che non hanno ancora capito una minchia.





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