Vivere alla ricerca di



 
Uno dei tanti modi in cui ci si può rovinare la vita è approcciarla con l'idea che ci sia un qualcosa che solo dopo, una volta raggiunto, ci permetterà di essere felici.

L'avevo già detto nel post Nel dubbio, inverti, che ai miei occhi resta uno dei picchi di questo Blog, perché dopo averlo scritto - quindi una volta esplicitata l'idea - mi sono reso conto che quel meccanismo si rivela utile in tantissime situazioni, sembra quasi che ci sia una specie di Regola Cosmica per cui la direzione più saggia da seguire è quasi sempre nascosta nell'inverso della via che appare ovvia.

Dalle conversazioni degli ultimi tempi emergono un paio di esempi che cascano a fagiolo.

Il primo è quello di una coppia, sposata, in cui i due partner vivono felici e sereni e paiono contraddire il mio discorso sul fatto che il matrimonio è la causa della sua stessa rovina, ma non è così. Da quello che è emerso nella conversazione, questa coppia è composta da due individui molto autonomi e indipendenti, ciascuno dei due seduto su un proprio equilibrio personale; lei è descritta come bella, lui come non-bello ma dotato di altre caratteristiche meno visibili: simpatico, intelligente, interessante e vitale. Conducono due vite molto indipendenti, ognuno dedito alle proprie passioni ed interessi, avendo un punto d'incontro di serena compagnia al cuore della relazione. Lei dichiara che la "scelta" di lui è emersa semplicemente dal fatto che il suo carattere è risultato molto risonante con lei, tutto è scivolato a posto automaticamente.

In altre parole sono persone autonome, indipendenti ed equilibrate che si sono ritrovate vicine per la facilità dell'avvicinamento dovuta al fatto che risuonano in maniera armonica, per cui il mantenimento della vicinanza è arrivato naturalmente e sopra a questo è scivolato il cappello astratto del matrimonio, così il tutto ai loro occhi pare la cosa più naturale del mondo.

Che cos'è quindi che sbagliano tanti altri? Come sbagliano?

Sbagliano perché anziché vivere i loro giorni uno dopo l'altro come se tutto fosse perfetto, o perfetto abbastanza, vivono alla ricerca di.

Devo avere qualcuno con cui stare, devo sposarmi entro questa età, devo trovarmi un lavoro, devo fare dei figli, devo fare una grossa vincita, sono tutti approcci alla vita che sono preludi di disastro. Vivere alla ricerca di significa essere inquieti ed insoddisfatti, ma soprattutto porta a mettere il presunto obiettivo liberatore in cima alla lista dei pensieri e, avendolo caricato di tutta questa aspettativa, porta a fare, e fare = Karma, quindi porta a trascurare dettagli e forzare le cose per raggiungere l'obiettivo che, una volta raggiunto, si rivelerà essere stato un'illusione mentre tutti i dettagli trascurati e le forzature cominceranno a franarci addosso, e il cerchio del Karma si chiuderà.

Un altro esempio è un uomo che soffre tremendamente la propria situazione, agganciato ad un lavoro che odia per una certa situazione finanziaria in buona parte causata dal passato vizietto del gioco, che è chiuso in un loop in cui vede come unica possibilità di uscita dalla trappola l'eventualità di una grossa vincita. Se si fermasse un secondo a guardare la panoramica della propria vita e le dinamiche che l'hanno guidata potrebbe cambiare strategia ed uscire dal loop, ma lui vive alla ricerca di [una grossa vincita che lo libererà], e quindi permane nel suo ciclo che nella realtà dei fatti lo stringe sempre di più nella morsa in cui si è messo fin dall'inizio, perché iniziare a giocare significa che l'idea della [grossa vincita che ti cambia la vita] era già lì, e ha causato tutto il resto.

La via è liberarsi dal ragionamento dualistico che crea allucinazioni e problemi. Esempi:

Povertà vs Ricchezza - Non voglio la povertà, quindi vado verso la ricchezza, vivo alla ricerca della ricchezza che mi renderà felice.

Solitudine vs Compagnia - Non voglio essere solo, voglio un partner che sia sicuro, vivo alla ricerca di un partner che mi renderà felice.

Tristezza vs Felicità - Non voglio essere triste, voglio essere felice, quindi vivo alla ricerca della felicità.

In tutti questi casi il problema nasce dalla visione dualistica, nasce cioè dal fatto che vedere i due opposti ci porta a muoverci verso uno dei due, cioè a fare delle cose polarizzate in quella direzione anziché non fare niente, che corrisponde al fare quello che ti va di momento in momento. Le due condizioni psicologiche sono radicalmente diverse e conducono a linee d'azione completamente diverse.

Ciò che accade quando non cerchi nulla è che assumi che le cose vadano bene come sono, ma mentre il Tempo si sviluppa, altre cose, persone e situazioni si avvicendano per cui tutto può succedere, e con la serenità d'animo che hai, la tua visione è chiara e non è difficile percepire che cosa risuona in modo armonioso con te e che cosa no. Dato che non cerchi niente, vai dove c'è armonia.

Quando invece cerchi qualcosa assumi che la tua situazione non vada bene, quindi ciò che fai è un cercare cose, persone e situazioni che ritieni ti possano portare verso una maggiore felicità, ma dal momento che desideri raggiungere l'obiettivo la tua visione non è più chiara, sei portato ad auto-ingannarti e ad ingannare per ottenere il fine e questo ti creerà problemi poi, quando tutti i nodi e le incongruenze verranno al pettine.

Smettere di vivere alla ricerca di significa accorgersi che tra Povertà e Ricchezza ciò che hai è già sufficiente, per cui, paradossalmente, sei già ricco. Tra Solitudine e Compagnia ciò che hai è già sufficiente, per cui, paradossalmente, hai già compagnia. Tra Tristezza e Felicità il modo in cui stai già non è così male, per cui, paradossalmente, sei già felice.

Smettere di vivere alla ricerca di significa eliminare il pezzo che non serve ed anzi crea problemi. Ciò che resta è semplicemente vivere.

 

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